

Le proposte del Forum Terzo Settore in Piemonte
Il Forum Terzo Settore in Piemonte, organismo di rappresentanza degli ETS, che in Piemonte associa 41 reti di Terzo Settore (che rappresentano complessivamente più di 8mila ETS ed altri enti non profit), ha condotto una consultazione interna con i propri soci per esaminare la bozza del Piano metropolitano per l’economia sociale di Torino. L’obiettivo di questa consultazione è stato quello di contribuire con una visione articolata e strutturata, valorizzando le peculiarità dell’economia sociale nel nostro territorio e proponendo integrazioni che possano rendere il documento più rappresentativo e inclusivo di tutte le anime del Terzo Settore.
Ci preme sottolineare che auspichiamo di poter svolgere un dialogo istituzionale con la Città Metropolitana che possa ulteriormente approfondire le singole questioni, anche valutando insieme il contributo concreto che gli enti aderenti al Forum potrebbero dare allo sviluppo dell’economia sociale.
Osservazioni e Proposte
Il Piano intende promuovere un modello di sviluppo territoriale in cui competitività economica e prosperità sociale si integrino reciprocamente, con l’obiettivo di generare uno sviluppo equo e sostenibile, fondato su tre elementi fondamentali:
– l’integrazione dell’economia sociale nelle strategie di sviluppo,
– la costruzione di partnership multi-attore,
– la centralità dei giovani come beneficiari e protagonisti del nuovo modello di economia sociale di mercato.
Sono temi fondamentali che ci interrogano, sui quali rifletteremo più avanti per approfondirne la complessità.
Inoltre consideriamo centrali e in linea con le priorità individuate dalle nostre organizzazioni aderenti alcune analisi, visioni e misure proposte dal Piano, tra cui:
• una visione che considera inscindibili sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale;
• l’attenzione alla valorizzazione dell’economia sociale anche nei contesti montani, rurali e “di confine”;
• la centralità delle azioni finalizzate all’inclusione sociale e lavorativa;
• la promozione di misure che facilitino l’accesso al credito;
• lo sviluppo di competenze e formazione continua.
Il Piano ha l’obiettivo ambizioso di porsi come catalizzatore di trasformazione, per ridefinire il rapporto tra economia e società attraverso l’integrazione delle politiche industriali e sociali, la promozione di partenariati innovativi e il coinvolgimento attivo delle nuove generazioni.
Per perseguire questi obiettivi indichiamo di seguito anche alcuni aspetti che andrebbero secondo noi integrati o modificati.
Gli attori chiave dell’economia sociale: maggior riconoscimento del ruolo dell’intero ecosistema dell’economia sociale
È in corso un ampio dibattito a livello europeo e nazionale su cosa si intenda per soggetti dell’Economia sociale, nella consapevolezza che, come indicato nella Raccomandazione del Consiglio Europeo del 27.11.2023, ci potranno essere differenze tra i diversi Piani Nazionali. In questo quadro occorre riconoscere le peculiarità della situazione italiana, che vanta realtà di Terzo Settore molto radicate, sviluppate, significative anche sul piano della rappresentanza.
Le recenti riforme, sia riguardo gli Enti di Terzo Settore e sia riguardo le imprese sociali, hanno contribuito a costruire alcune condizioni normative che potranno, se seguite da politiche concrete, consolidare le realtà di Terzo Settore e la loro capacità di sviluppare economia sociale. In questo senso il documento ricostruisce bene nel par. “Contesto socio-economico” buona parte degli enti che costituiscono i soggetti chiave dell’economia sociale, con l’eccezione delle Società di Mutuo Soccorso (di cui all’art. 42 del Codice del Terzo Settore), e degli altri ETS diversi di Imprese sociali, APS e ODV.
Le Società di Mutuo Soccorso rappresentano un importante elemento di coesione sociale. Solo in Piemonte, esistono oltre 300 società di mutuo soccorso, molte delle quali collaborano attivamente con le ASL e con il territorio per garantire servizi di welfare integrato. Oltre a questa segnalazione, riteniamo che il Piano, nel suo svolgimento, soprattutto nella parte delle azioni/obiettivi indicati nelle tabelle, in alcuni punti trascuri quella centralità degli attori dell’economia sociale che è universalmente riconosciuta. In questo quadro, resta fondamentale riconoscere l’importanza delle connessioni, in una logica multiattoriale, tra i protagonisti dell’economia sociale e le altre tipologie di attori (pubblici, privati, imprese profit), ma focalizzando l’attenzione sugli interpreti dell’economia sociale, sul loro rafforzamento, sullo sviluppo di condizioni, strumenti, risorse che consentano a questi attori di diventare più capaci di produrre gli impatti sociali che sono alla base della loro azione, della loro mission istituzionale, della loro natura di enti finalizzati a produrre sulle comunità di riferimento ricadute, positive, concrete e misurabili.
Questo approccio viene fortemente auspicato anche a livello nazionale dal Forum del Terzo Settore Nazionale che sta contribuendo a elaborare il Piano Nazionale dell’Economia Sociale insieme ai Ministeri e soggetti istituzionali deputati. Anche il Rapporto elaborato da Euricse “Benchmarking the socio-economic performance of the EU social economy” di settembre 2024 https://euricse.eu/en/publications/analisi-comparativa-dei-risultati-socioeconomici-delleconomia-sociale-nellunione-europea/ evidenzia molto bene che, pur con le differenze da Paese a Paese, le 4 famiglie di soggetti dell’Economia sociale sono: la cooperative, le società di mutuo soccorso, le associazioni e le fondazioni.
Per questo motivo, abbiamo nel documento indicato in modo più esplicito il riferimento ai diversi attori chiave dell’economia sociale, includendo non solo l’imprenditoria sociale, ma l’intero ecosistema dell’economia sociale, comprese le realtà di Terzo Settore riconosciute dal Codice del Terzo Settore (ETS), a cui si aggiunge la cooperazione nel suo complesso.
Nel documento si fa inoltre correttamente riferimento alla necessità di promuovere e rafforzare partenariati e sinergie, ma appare sfocata la rappresentanza degli enti locali, della cooperazione e del Terzo Settore, che chiediamo sia indicata espressamente nel documento, nelle varie tabelle degli obiettivi/azioni. Un dialogo continuo con le centrali cooperative e con gli enti di rappresentanza degli ETS garantirebbe una maggiore aderenza al contesto territoriale metropolitano e piemontese, per valorizzarne le pratiche le reti, il radicamento territoriale, le prassi operative, il potenziale dei propri volontari, le competenze sviluppate, etc.
Il ruolo strategico delle comunità sociali
Un altro punto riguarda la centralità della comunità nel sistema dell’economia sociale. Il documento attuale sembra considerare la dimensione comunitaria come un effetto dell’economia sociale, senza metterla realmente al centro delle strategie. Questo è un aspetto da rafforzare, evidenziando come le reti territoriali e il coinvolgimento diretto della cittadinanza, e delle organizzazioni sociali promosse dai cittadini, siano elementi fondanti di questo modello di sviluppo, soprattutto nella parte che riguarda lo sviluppo metromontano.
La visione di economia sociale: un dialogo sul modello di sviluppo e sul sistema economico
Dalla consultazione è emersa una riflessione importante sul modello di sviluppo che il documento propone, in particolare con riferimento alla “visione” presentata.
Il documento sembra aderire a un paradigma in cui competitività economica e socialità si compenetrano, senza però mettere in discussione il concetto stesso di crescita economica. La crescita economica non coincide necessariamente con un maggiore benessere sociale, ed è fondamentale che l’economia sociale non si limiti a integrarsi nei modelli di sviluppo esistenti, ma possa sperimentare nuovi modelli economici – che ormai appartengono al dibattito accademico da decenni – orientati alla riduzione delle disuguaglianze, all’inclusione e alla sostenibilità sociale, oltre che ambientale.
Lo sviluppo è stato prevalentemente definito come sviluppo economico, nel convincimento – insito nelle teorie liberiste o neo-liberiste portate avanti da istituzioni nazionali e internazionali (Nazioni Unite, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, etc.) – che l’incremento dei beni economici avrebbe spontaneamente generato il progresso in tutti i settori della convivenza, il miglioramento della vita delle persone e dei Paesi. Oggi è da più parti evidente come nessuno dei grandi obiettivi di sviluppo proclamati dalle Nazioni Unite negli ultimi trent’anni sia stato raggiunto. Oggi lo vediamo costante nella finanziarizzazione dell’economia che anche nei nostri Paesi “Sviluppati”, in mancanza di uno Stato Sociale che ne mitighi l’impatto, acuisce le diseguaglianze e le povertà.
Nuove generazioni
Molto interessante che il piano faccia emergere l’importante ruolo dei giovani e lo richiami in più punti, anche per quanto attiene a obiettivi e azioni. Si segnala in aggiunta, in particolare, che l’accesso al credito per le nuove generazioni è spesso ostacolato dalla mancanza di forme giuridiche consolidate. Il Piano dovrebbe affrontare questa criticità, prevedendo strumenti di supporto per le startup sociali e per i giovani che vogliono intraprendere percorsi di impresa sociale. Inoltre andrebbe valorizzato il protagonismo dei giovani, anche come autorganizzazione dal basso, sia sotto forma di Impresa e sia sotto forma di associazioni e altre aggregazioni. Abbiamo dunque indicato nel documento alcune integrazioni in questo senso.
Conclusioni
Il contributo del Forum Terzo Settore in Piemonte vuole essere un valore aggiunto al processo di costruzione del Piano metropolitano per l’economia sociale. Abbiamo quindi evidenziato nel testo alcuni temi prioritari, fra questi:
• il coinvolgimento attivo degli organismi di rappresentanza di cooperazione ed ETS: Centrali cooperative, Forum del Terzo Settore, Reti associative ETS;
• il coinvolgimento nelle azioni del Piano e fra i beneficiari delle misure di sostegno e finanziamento previste di tutte le forme degli Enti del Terzo Settore (previste all’art. 46 del Codice del Terzo Settore);
• la promozione di linee guida e buone pratiche di Amministrazione condivisa;
• la valorizzazione dei presidi territoriali e dei luoghi di incontro esistenti, sia quelli più innovativi (centri culturali e giovanili), sia quelli per i quali è necessario innescare processi di rinnovamento progettuale e generazionale (compresi quelli di APS e SMS).
In questo senso riteniamo che il documento rappresenti una buona base di partenza, ma che possa essere arricchito con una maggiore attenzione alla pluralità dei soggetti coinvolti, al ruolo della comunità, alla sostenibilità del lavoro e alla visione dell’economia sociale come laboratorio di innovazione economica e sociale. Il nostro auspicio è che le indicazioni emerse possano essere prese in considerazione per rendere il Piano uno strumento realmente inclusivo e rappresentativo dell’intero ecosistema territoriale.
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