Don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile Ferrante Aporti di Torino, già presidente dell’Associazione di Promozione Sociale (APS) “Salesiani per il Sociale”, è stato uno dei fondatori del Forum del Terzo Settore in Piemonte, e fa tuttora parte del coordinamento regionale.
Può raccontarci come la sua associazione “Salesiani per il Sociale” ha vissuto il periodo di emergenza Covid?
“I nostri progetti, guidati dal presidente don Stefano Mondin, hanno continuato il loro sviluppo, con le modalità permesse, e per la maggior parte dei casi a distanza. La nostra associazione, costituitasi nel luglio del 1993, vuole combattere il disagio e la povertà educativa, con un’attenzione particolare al mondo dei giovani e seguendo il carisma di San Giovanni Bosco, a cui ci ispiriamo. La pandemia, e le conseguenti restrizioni, hanno acuito i problemi delle famiglie e dei giovani a cui ci rivolgiamo e non nascondiamo una preoccupazione notevole per il futuro, per la grave crisi economica che sta attraversando l’Italia, e che colpisce maggiormente le fasce più deboli.Gli enti stessi sono colpiti dalla crisi, tra le cause c’è la perdita di utenti, anche se abbiamo cercato di non fermare nulla, utilizzando le tecnologie e superando tanti ostacoli. Si pensi ad esempio alle famiglie dell’associazione Amici di don Bosco, di cui sono presidente, che hanno dovuto mettersi in viaggio in questo periodo perché hanno optato per l’adozione internazionale”.
Come è strutturata l’associazione?
“Salesiani per il Sociale” è un’APS composta da ben 88 organizzazioni diversificate in enti ecclesiastici, associazioni di volontari e cooperative sociali presenti in tutto il Paese, e che operano con personale qualificato in 46 comunità residenziali, 30 centri diurni per giovani, 10 centri di accoglienza contro le dipendenze. Una realtà molto articolata, con una forte specializzazione nel sociale. Uno dei nostri obiettivi in questo momento è la formazione di nuove generazioni di operatori, che sappiano, a tutti i livelli, non solo dedicarsi alla cura e all’educazione, ma anche organizzare il sociale efficacemente per rispondere in modo sempre adeguato ai bisogni delle persone”.
Al carcere minorile di Torino qual è la situazione?
“Fortunatamente non ci sono stati casi di Covid tra i nostri ragazzi. Al Ferrante i numeri degli ingressi non sono aumentati, anche grazie all’uso massiccio di misure alternative.Sono stati garantiti i colloqui con le famiglie tramite le videochat, e questo ha saputo dare tranquillità ai ragazzi.Chi studiava o lavorava, ove possibile, ha continuato con la modalità a distanza”.
Lei ha partecipato anche alla costituzione del Forum del Terzo Settore nazionale, ha una visione ampia del comparto ed è un riferimento autorevole per il mondo del welfare. Quale è la sua lettura del momento attuale?
“La nascita del Forum è stato un momento rilevante, in cui abbiamo saputo cogliere l’importanza di tessere relazioni anche con enti molto diversi tra di loro, per giungere a una sintesi e a una rappresentanza efficaci. Oggi possiamo ancora offrire risposte adeguate, rafforzando le nostre reti territoriali e dando spazio e voce a chi nelle reti è presente. Va rafforzata la cultura del sociale, perché esso diventi attrattivo e sappia reclutare nuove forze che se ne innamorino e lo scelgano come vocazione.Gli scenari futuri sono instabili, possiamo uscirne solo con un grande sforzo di immaginazione e di speranza. Dobbiamo credere che un mondo migliore è possibile”.
Lidia Cassetta
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