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Testimoni del Welfare Raffaella Dispensa presidente di Acli Torino a #TestimoniDelWelfare

Pubblicato il 17 dicembre 2020

Noi donne dobbiamo assumerci la responsabilità del cambiamento

Per Raffaella Dispenza, presidente di Acli Torino, in questo momento così complesso stanno emergendo bisogni che non sono unicamente economici.

Dal nostro osservatorio – spiega la presidente – abbiamo notato che serpeggia in larghi strati della popolazione un profondo senso di insicurezza e disorientamento. Le persone si rivolgono ai nostri patronati non solo per chiedere sostegno per le pratiche che devono espletare, ma anche, spesso implicitamente, per sollecitare un aiuto a orientarsi in uno scenario preoccupante, in cui registriamo una maggiore disparità nelle possibilità di accesso al lavoro e nelle risorse messe a disposizione della popolazione”.

Sono circa 150 mila le persone che ogni anno si rivolgono alle venti sedi dei patronati e Caf delle Acli presenti nella Città metropolitana di Torino. Un numero importante di contatti a cui l’associazione cerca di dare indicazioni e risposte significative.

“Siamo un ente di promozione sociale, a cui fanno capo una cinquantina di associazioni – spiega Dispenza – la costituzione delle Associazioni Cristiane Lavoratori, le Acli, appunto, risale al 1944, in piena seconda guerra mondiale, con l’obiettivo occuparsi della formazione dei lavoratori e di rispondere ai loro bisogni”.

Acli, insieme ai servizi di Patronato e Caf, alle associazioni affiliate, alle imprese e alle cooperative, anche oggi non si limita all’erogazione di servizi, ma sviluppa progettualità di promozione sociale e inclusione. “In questo momento, ad esempio, ci stiamo occupando di progetti di contrasto alla povertà educativa  – prosegue la presidente – per promuovere una “comunità educante”, in cui la scuola possa tessere relazioni con realtà esterne come la nostra, e possa operare in alleanza educativa con noi. Inoltre con il Comune di Torino collaboriamo a varie iniziative di inclusione sociale e di welfare di comunità, accompagnando le persone in difficoltà. L’Enaip infine, ente di formazione professionale delle Acli, si occupa anche di orientamento al lavoro, di politiche attive, e di formazione post diploma, con una particolare attenzione alla conoscenza delle nuove tecnologie”.

Ci sono poi tutte le attività aggregative, culturali o sportive, che purtroppo, a causa del Covid, sono per la maggior parte sospese. Nel torinese Acli conta su 12.000 soci, organizzati in circoli, punti di accoglienza e associazioni, con la finalità comune della promozione sociale. “Costituiamo realmente una rete capillare sul territorio, e speriamo che tutte le nostre attività possano presto, e in sicurezza, riaprire”.

A tutti i “Testimoni del Welfare”, così si chiama la rassegna di interviste che il Forum del Terzo Settore in Piemonte sta realizzando, chiediamo di dare un’indicazione o un messaggio rivolto alle nuove generazioni.

Lei, che è giovane e donna, partendo dalla sua esperienza personale, quale dichiarazione vuole lasciare a riguardo, e specificatamente, nel suo caso, alle giovani donne? Consiglierebbe la loro partecipazione al mondo del Terzo Settore?

Ho incontrato le Acli verso i vent’anni, partecipando a incontri di osservazione della realtà geopolitica globale. Successivamente ho operato nelle Acli come volontaria del servizio civile. Attualmente, dopo otto anni come vicepresidente, sono da due anni alla presidenza. Purtroppo spesso le donne, per ragioni culturali ataviche e per la difficoltà di conciliare i tempi del lavoro e del volontariato con la famiglia, tendono a svolgere nel Terzo Settore attività più operative, anche importanti, ma più raramente si assumono ruoli di responsabilità e di leadership. Le tante esperienze esistenti anche nel contesto torinese credo che esortino le donne a sostenersi vicendevolmente, credendo nel coraggio del cambiamento”.

Penso che oggi il Terzo settore e l’associazionismo possano essere un ambito in cui sviluppare molte competenze trasversali, oltre che di crescita umana e professionale. Le Acli, in questo quadro, propongono ai giovani un percorso formativo e culturale che anzitutto cerca di rispondere ai bisogni della persona. Con le Acli i giovani possono misurare concretamente la capacità trasformativa della loro azione, e definire obiettivi che raggiungiamo insieme”.

Lidia Cassetta